Segue da questo post ...
Lui la chiamò ma non sapeva nemmeno il suo nome...la sirenetta era già lontana e rispose solo il rumore del mare. Sempre questo suono gli era stato fedele amico di tante avventure...ora appariva diverso. Con la notte si era inghiottito anche la sirenetta che gli aveva salvato forse la vita. Continuò a chiamarla ancora ma gli rispose solo il suo proprio e l'acqua appariva scura, profonda ed ostile ormai.
Portò neglio occhi per diverso tempo lo sguardo della ragazza quando aveva riaperto gli occhi, non sapeva come nè quando ma sapeva di averla già incontrata. La sua voce, il modo di muoversi e di sorridere gli erano rimasti indelebili e ora poteva solo rammentare il brillio dei suoi capelli e delle squame della grande pinna di sirena prima di sparire in acqua. Dal canto suo la ragazza aveva ripreso la sua vita di sempre, laggiù dove il tempo si era fermato e dove la msledizione della matrigna l'aveva relagata per l'avvenire. L'incontro con il giovane marinaio però l'aveva profondamente cambiata perchè aveva riassaporato la libertà e l'aria che si respirava lassù sulla terra. Gli mancavano i suoni e i colori della vita alla quale era stata strappata...poi però la memoria cominciava a perdersi...trascorreva giorni interi in sonni profondi ma poco ristoratori ed il tempo passava...passava inesorabile. Il marinaio aveva ripreso a navigare ma aveva perduto la sua nave e la vita cominciava a pesargli, il mare che prima era la sua vita e fonte di sopravvivenza gli era nemico. Proprio il mare aveva inghiottito e ora possedeva la sua sirenetta. I mesi trascorrevano e lui divenne sempre più triste e debole. Un giorno gli fu consigliato di non navigare più perchè non sarebbe riuscito a passare un intero inverno a traversare l'oceano. La sirenetta allo stesso modo aveva iniziato a non vivere più bene sul fondale nonostante gli amici pesci e tutta la vita che poteva trovarvi cercasse di tutto per farle compagnia e non farla sentire sola. La maledizione aveva fatto sì che ora che si erano trovati il marinaio e la sirenetta...l'uno non avrebbe potuto respirare dove l'altra aveva l'unica possibilità di vita ed allo stesso modo la sirenetta sarebbe soffocata dopo qualche tempo trascorso sulla terra senza la sua acqua.
lunedì 28 febbraio 2011
la strada che non portava da nessuna parte
L'amore non è il principe, ma il castello (a volte ci si accontenta anche di un bilocale), costruito con il principe mattone dopo mattone, con tanto sudore e tanta buona volontà.
Forse Walt Disney dovrebbe coniare qualche nuova favola....
Forse Walt Disney dovrebbe coniare qualche nuova favola....
bambole
Le portiamo nella memoria
più profonda,
con le loro espressioni, il loro colori
le loro forme, gli occhi, il sorriso,
il profumo del vestito
ed i capelli che tutti abbiamo
provato a tagliare per vedere se ricrescevano.
D'inverno le mettevo
sul calorifero perchè temevo
avessero freddo. Anche loro.
Facevano il bagno insieme a me. Mangiavano e si riposavano.
Si innamoravano, andavano alle feste e passavano
ore a scegliere cosa indossare. Trucchi e collane.
Poi arrivavano il Natale e si aggiungeva sempre
qualcuna alle altre. Non ne avevo molte di bambole
ma erano preziose proprio per questo. E poi le conoscevo bene.
Ogni loro piega, ogni loro desiderio.
Alle volte le nascondevo
nella cartella e mi facevano compagnia silenziose al buio
per tutte le lunghe ore. Pazienti.
Rappresentavano la magia e i sogni, quello che di bello
potevamo diventare da grandi e quando -restavano dimenticate
in una stanza- quello che di terribile poteva accaderci. Un giorno.
più profonda,
con le loro espressioni, il loro colori
le loro forme, gli occhi, il sorriso,
il profumo del vestito
ed i capelli che tutti abbiamo
provato a tagliare per vedere se ricrescevano.
D'inverno le mettevo
sul calorifero perchè temevo
avessero freddo. Anche loro.
Facevano il bagno insieme a me. Mangiavano e si riposavano.
Si innamoravano, andavano alle feste e passavano
ore a scegliere cosa indossare. Trucchi e collane.
Poi arrivavano il Natale e si aggiungeva sempre
qualcuna alle altre. Non ne avevo molte di bambole
ma erano preziose proprio per questo. E poi le conoscevo bene.
Ogni loro piega, ogni loro desiderio.
Alle volte le nascondevo
nella cartella e mi facevano compagnia silenziose al buio
per tutte le lunghe ore. Pazienti.
Rappresentavano la magia e i sogni, quello che di bello
potevamo diventare da grandi e quando -restavano dimenticate
in una stanza- quello che di terribile poteva accaderci. Un giorno.

Stavamo anche tutto il pomeriggio della domenica
a calpestare foglie ed erba...dimenticandoci delle scarpe...
L'importante era allontanarsi
da casa...fare le prove di coraggio ma soprattutto
non pensare al giorno dopo...la cartella da preparare...
i compiti da fare, le calze di lana colorate anche quando la stagione
cominciava a farsi bella...
Riponevo gli abiti sotto la nuca per farne un cuscino
e mi sentivo la libertà
fra i capelli...sul viso...nello sbattere delle ciglia...
spalancavo le braccia per catturare
il vento ed il respiro degli alberi...
e qualcosa mi è rimasto dentro da allora...
un senso di appartenenza a quegli angoli...a quei rumori suffusi...
ecco anche adesso chiudo gli occhi e sono là...sempre...
Si catturavano i girini giù allo stagno e non ho mai capito
perchè non diventassero pesci.
Se era una giornata di sole
mi piaceva sentire la pelle nuda a contatto con
il muschio abbondante e scaldata dal calore dell'aria
di già primavera.
Annusavo l'odore della terra al dis-gelo...delle bacche fiorite
e mi inventavo nomi per chiamare il mio mondo diverso
da quello reale...ma qual era quello vero?
Chi lo stabiliva?
Nonostante i tentativi di emarginarla «negli angoli morti delle librerie (e non di tutte)», la poesia «resiste poichè per sua natura è il linguaggio fondamentale dell’uomo, da sempre». Sono parole di Oriana Fallaci, pronunciate nel 1992 per presentazione un volume della poetessa Innocenza Scerrotta Samà. Questo testo era praticamente sconosciuto alle bibliografie dell’autrice di «Lettera a un bambino mai nato». Lo recupera la rivista «Nuova Antologia» nel numero in uscita. Oriana Fallaci sottolinea che la poesia è un’arte «del rimembrare» che riesce a «vivificare» la vita quotidiana grazie alla sua capacità di esprimere «un raggio interiore». «Ecco perchè – dice la Fallaci – la poesia non può non resistere e vincere, alla lunga, sulla grettezza dell’ora più sorda; essa è la voce che, alimentando come una preghiera, l’inquietudine dell’anima, apre questa alla illuminazione e, se possibile, ad una qualche sorta di Grazia».
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