The soul's places

Primavera ancora indietro col suo sbocciare...
un pò mi assomiglia. Gusto questa lentezza perchè
un rigoglio troppo esplicito mi avrebbe sopraffatta.
Cammino. Incontro Giancarlo. Ha rinunciato a tanti
lavori per abitare quassù e dice che qua è il luogo
più bello. So cosa vuole dire. Lo rispetto. Ci siamo nati.
Mi chiede se sono già andata alla sorgente quella più vicina al sentiero
ma nel bosco. Gli dico che "no" ancora no per quest'anno.
MI chiede se mi ricordo quand'è venuto fin laggiù
a prendermi che mi ero slogata una caviglia.
Avevo 8 anni. "Certo che lo ricordo"
Ci tornerò presto gli dico.
Questa volta però ho bisogno di sdraiami sul
prato grande appena ai confini col bosco
a mangiarmi con gli occhi i fiori
delle fragole confusi fra le margheritine.
Al sole fa caldo...spogliarsi è una danza - lenta verso la libertà - mi lascio accarezzare dal vento - la pelle più calda sull'erba ancora un pò ghiacciata
dalla notte - le mani colme di erbe odorose - le spalmo sui fianchi che non sono abituata a vedere così pieni - e offro la linea nuda della schiena ai raggi del sole.
Indifesa. Il ventre tiepido adagiato sulla terra nascosta al buio dei suoi segreti.
I seni che vogliono luce - sentirli come corpo che esiste. Mi vergogno. Mi rotolo nell'erba...capelli, gambe e pelle tutto si confonde. Palpito di vita. Ora odoro di terra e i capelli di muschio. Per sentirmi viva.