mercoledì 31 dicembre 2008

domenica 28 dicembre 2008

Solo una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire.
(Paulo Coelho)

venerdì 26 dicembre 2008





Come d'incanto..

"Un guerriero non si lascia spaventare

quando insegue

cio' di cui ha bisogno.

Senza amore,

egli non è nulla".
(P. Coelho)



"Il bacio del vero amore è la cosa più potente che esista al mondo..."



"Quando l'orologio rintoccherà Mezzanotte lei morirà.."


giovedì 25 dicembre 2008

White Christmas

You can dream about it OR you can make it happen.


mercoledì 24 dicembre 2008

La piccola fiammiferaia (l'altro finale)

La piccola fiammiferaia

Hans Christian Andersen



Faceva molto freddo, nevicava e calava la sera – l’ultima sera dell’anno, per l’appunto, la sera di San Silvestro. Nel freddo e l'oscurità, una povera bimbetta girava per le strade, a capo scoperto, a piedi nudi. Veramente, quand’era uscita di casa, aveva certe babbucce; ma a che le erano servite? Erano molto grandi, prima erano appartenute a sua madre, e così larghe e sgangherate, che la bimba le aveva perdute, traversando in fretta la via, per scansare due carrozze, che s’incrociavano con tanta furia… Una non s’era più trovata, e l’altra se l’era presa un monello, dicendo che ne avrebbe fatto una culla per il suo primo figliuolo.

E così la bambina camminava coi piccoli piedi nudi, fatti rossi e turchini dal freddo: aveva nel vecchio grembiule una quantità di fiammiferi, e ne teneva in mano un pacchetto. In tutta la giornata non era riuscita a venderne nemmeno uno; nessuno le aveva dato un soldo; aveva tanta fame, tanto freddo, e un visetto patito e sgomento, povera creaturina…. I fiocchi di neve le cadevano sui lunghi capelli biondi, sparsi in bei riccioli sul collo; ma essa non pensava davvero ai riccioli! Tutte le finestre scintillavano di lumi; per le strade si spandeva un buon odirino d’arrosto; era la vigilia del capo d’anno : a questo ella pensava.

Nell’angolo formato da due case, di cui una sporgeva innanzi sulla strada, sedette, abbandonandosi, rannicchiandosi tutta, tirandosi sotto le povere gambe. Il freddo la prendeva sempre più ma la bimba non osava ritornare a casa: riportava tutti i fiammiferi e nemmeno un soldino. Il babbo l’avrebbe certo picchiata; e del resto, forse, non faceva freddo anche a casa ? Abitavano proprio sotto il tetto, ed il vento ci soffiava tagliente, sebbene le fessure più larghe fossero turate, alla meglio, con paglia e stracci. Le sue manine erano quasi morte dal freddo. Ah, quanto bene le avrebbe fatto un piccolo fiammifero! Se si arrischiasse a cavarne uno dallo scatolino, ed a strofinarlo sul muro per riscaldarsi le dita… Ne cavò uno, e trracc ! Come scoppiettò, come bruciò! Mandò una fiamma calda e chiara come una piccola candela, quando ella la parò con la manina. Che strana luce! Pareva alla piccina d’essere seduta dinanzi ad una grande stufa di ferrro, con le borchie e il coperchio di ottone lucido: il fuoco ardeva così allegramente, e riscaldava così bene!… La piccina allungava giù le gambe, per riscaldare anche quelle… ma la fiamma si spense, la stufa scomparve , ed ella si ritrovò là seduta, con un pezzettino di fiammifero bruciato tra le mani.

Ne accese un altro: anche questo bruciò, rischiarò, e il muro, nel punto in cui batteva la luce, divenne trasparente come un velo. La bimba vide proprio dentro nella stanza, dove la tavola era apparecchiata con una bella tovaglia, d’una bianchezza abbagliante e con finissime porcellane; nel mezzo della tavola, l’oca arrostita fumava, tutta ripiena di mele cotte e di prugne. Il più bello poi fu che l’oca stessa balzò fuori dal piatto, e , col trinciante ed il forchettone oiantati nel dorso, si diede ad arrancare per la stanza, dirigendosi proprio verso la povera bambina… Ma il fiammifero si spense, e non vide più che il muro opaco e freddo.

La piccolina accese un terzo fiammifero. E si trovò sotto ad un magnifico albero, ancora più grande e meglio ornato di quello che aveva veduto, attaverso i vetri dell’uscio, nella casa del ricco negoziante, la sera di Natale. Migliaia di lumi scintillavano tra i verdi rami, e certe figure colorate, come quelle che si vedono esposte nelle vetrine dei negozi, guardavano la piccina. Ella tese le mani… e il fiammifero si spense. I lumicini di Natale volarono su in alto, sempre più in alto: ed ella si avvide allora ch’erano stelle lucenti. Una stella cadde, e segnò una lunga striscia di luce sul fondo del cielo.

- Qualcuno muore! – disse la piccola, perché la sua vecchia nonna (l’unica persona al mondo che l’avesse trattata amorevolmente – ma che purtroppo era morta), la sua vecchia nonna le aveva detto: - Quando una stella cade, un’anima sale in paradiso.

Strofinò contro il muro un altro fiammifero, che mandò un grande chiarore tutto intorno ed in quel chiarore la vecchia nonna apparve, tutta raggiante, e mite, e buona… - Oh, nonna! – gridò la piccolina: - Prendimi con te! So che tu sparisci, appena la fiammella si spegne, come sono spariti la bella stufa calda, l’arrosto fumante, ed il grande albero di Natale! –

Presto presto, accese tutti insieme i fiammiferi che ancora rimanevano nella scatolina: voleva trattenere la nonna. I fiammiferi diedero tanta luce che nemmeno di pieno giorno è così chiaro: la nonna non era mai stata così bella, così grande… Ella prese la bambina tra le sue braccia, ed insieme volarono su, verso lo Splendore e la Gioia, su, in alto, dove non c’è più fame, nè freddo, né angustia, - e giunsero presso Dio.

Ma nell’angolo tra le due case, allo spuntare della fredda alba, fu veduta la piccina, con le gotine rosse ed il sorriso sulle labbra, morta assiderata nell’ultima notte del vecchio anno. La prima alba dell’anno nuovo passò sopra il piccolo corpo, disteso là, con le scatole dei fiammiferi, di cui una era quasi tutta bruciata.

Ha cercato di scaldarsi… - dissero.

Ma nessuno seppe tutte le belle cose che la bimba aveva visto; nessuno seppe tra quanta luce era entrata, con la vecchia nonna, nella gioia dell'alba del Nuovo Anno.





La piccola fiammiferaia (il finale che vorrei)



La piccola fiammiferaia si perse fra gli incroci di strade sconosciute e illuminate a festa. In ogni casa un grande albero…gli addobbi fantasiosi…i doni per i bimbi, il profumo della zuppa e dei dolcetti in cucina, la musica leggera che teneva compagnia e il camino sempre acceso e colorato…come avrebbe voluto far parte di tutto ciò e non dover più soffrire…

Con quelle immagini nel cuore la piccola si addormentò e cominciò a nevicare. Le luci delle case si fecero sempre più fioche e scese un grande freddo.
Per la strada passò per caso una ragazza con il cappotto grigio e la sciarpa che copriva il volto fino agli occhi, i capelli chiari raccolti dietro le spalle e la pelle chiara. Camminava veloce per il freddo ed in mano aveva qualche pacco che aveva preso dopo il lavoro con delle cose per la cena e qualche altra spesa. Era il giorno della vigilia di Natale.
Si accorse della piccola accasciata all’angolo del marciapiede e si fermò. Si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse qualcuno che accompagnava la bimba.
Si piegò e sentì che era ormai priva di sensi. Si tolse subito la sciarpa per farle caldo, le prese le manine e iniziò a scaldarle, sentì che respirava ancora. Chiamò subito aiuto così la raggiunse il suo compagno che l’aiutò a portare la piccola in casa al caldo e la fece riprendere. Così salvò la vita alla piccola che altrimenti non avrebbe potuto sopravvivere affamata ed infreddolita ad una notte così gelida.
Quell’anno il Natale offrì all’uomo un regalo speciale; correre in suo aiuto come non aveva potuto fare qualche tempo addietro quando per una disgrazia aveva perduto per sempre la loro figlia. Così anche se in passato non siamo riusciti a realizzare quanto volevamo e quanto era giusto… non bisogna mai disperare perché la vita può offrirci sempre la possibilità di realizzare qualcosa che per cui vale la pena lottare.
Quell’anno il Natale, inoltre, offrì alla giovane donna il dono più bello che si possa desiderare. Aiutare una persona allo stesso modo in cui passato qualcun altro ha fatto con noi. Perché ciascuno di noi almeno una volta nella vita è la Piccola fiammiferaia, i soli fiammiferi da soli poi si consumano e... se non passa un angelo a offrirci la sua mano ed il suo aiuto e non lo accettiamo… la favola rimarrebbe sempre la stessa...col suo triste finale.

(FINE)

venerdì 19 dicembre 2008

mercoledì 17 dicembre 2008

martedì 16 dicembre 2008

Segreti di Natale...

E’ un po’ che non mi sento con la mia tata. Nei giorni bui ho preferito lasciarla tranquilla. Ogni anno si rinnova la sofferenza. Però questo we l ‘ho pensata spesso. Stasera a cena fra le righe mia madre mi dice che per il mio onomastico (che mi sono proprio dimenticata a piè pari) la tata mi ha portato a casa una bella pianta (a casa nostra cioè a casa loro c’erano sempre tante piante). Me lo dici ora? Ho detto a mia mamma. La potevo chiamare per ringraziala. L’ha fatto apposta. Mi è montata la rabbia. Lo ha fatto perché ha paura che passi il Natale con lei invece che a casa. Io non so come fare. Questa cosa mi provoca un dolore enorme. Ho provato a mantenere la calma. Poi non ce l’ho più fatta. La pianta poi se l’è tenuta a casa lei perché è pesante e credo che l’abbia fatto per darmi un motivo per stare un po’ insieme. “perché ne sei gelosa?” perché?” ho sbottato. Finalmente ha ammesso…con un sorriso sciocco ma ha ammesso. Ha detto: “Ne è sempre stata un po’ – per non concedere troppo - gelosa. Come vorrei abbracciarti stasera tata….come vorrei asciugarti le lacrime che ti cadono quando ricordiamo i momenti belli. Perché non mi avete tenuto con voi sempre? Perché non mi avete cresciuto ogni giorno? Mi manca tanto quel periodo…i pomeriggi passati a fare merenda nell’orto, i lavori a maglia che non finivano mai. Le tue mani sempre occupate. Mi manca di dirti quanto ti voglio bene.. Sull’elenco del telefono ho controllato hai lasciato il nome del tato, mi si è stretto il cuore…lui in quel momento era vicino a me…era vicino a noi. Ancora devi dirmi la cosa che ti ha detto di me prima di lasciarci. E sapere che mi pensi sempre…mi dà gioia ma anche dolore…dolore per il tempo che passa. E che impiego per la maggior parte del tempo in azioni insignificanti. Che fra un mese ed un anno probabilmente nessuno ricorderà…Perdonami forse hai avuto poco tempo per insegnarmi a volermi bene e ad amare davvero come tu hai sempre fatto con me. Ciao tata. Ciao mamma vera. Per Natale io vorrei essere con te. Come faccio a dirtelo? Come ?

lunedì 15 dicembre 2008

domenica 14 dicembre 2008

La spesa del sabato...

La spesa del sabato

Una volta al mese coi tati andavamo a fare la spesa grossa…quella al supermercato. Era stato da poco aperto e io ero curiosa di visitarlo la prima volta, ancora piccola ma curiosa. Me lo immaginavo come pieno di cose buone e diverse e nuove. Erano i primi anni ottanta in cui la grande distribuzione anche nei piccoli centri cominciava a prendere spazio dei negozi al dettaglio. Il tato all’epoca lavorava ancora in fabbrica 8 alle volte anche 12 ore per fare un po’ di straordinari per pagare spese extra e metter via un po’ di soldi per quando sarebbero stati vecchi e magari ammalati. Gli dicevo che ci sarei sempre stata io ad aiutarli e loro mi ripetevano che lo stavo già facendo stando insieme a loro. Non capivo come visto che erano loro a farmi merenda, visto che erano loro a tenermi a casa loro…a portarmi a fare le passeggiate, a venirmi a trovare quando prendevo l’influenza e mi portavano i giornaletti da leggere, la frutta e anche tante coccole e sorrisi!!
Tato mi chiamava “pellaccia” e anche quando mi ammalavo mi rassicurava che sarei guarita presto e soprattutto la tata non si preoccupava come mia mamma che avrei dovuto perdere dei giorni di scuola. Per loro ero brava lo stesso.
Il sabato chiedevano ai miei se potevo andare con loro al supermarket. Io ne ero felicissima. Si faceva insieme alla tata una lunga lista…si chiedeva anche a lui se aveva in mente qualcosa che gli sarebbe piaciuto mangiare.
Era bello andare a fare spesa…era una piccola festa, mi hanno insegnato che il sabato anche il poter fare spesa con i soldi guadagnati con tanta fatica era cosa molto importante per la famiglia. Non si parlava mai di grandi progetti, di viaggi impossibili, di oggetti lussuosi…mi hanno insegnato che per portare avanti una famiglia bastano le cose che ci permettono di stare in buona salute. Una casetta accogliente per ripararsi, il cibo, l'acqua, le medicine se necessarie, abiti comodi e allegri e soprattutto tanto rispetto e amore. La casa dei tati (che loro dicevano essere anche mia) era più piccola della mia ma mi sono sempre trovata bene. Poi piccola non lo era affatto pensando alle case che fanno adesso!! Al primo piano oltre alla cucina piccola ci sono due stanze…una il salotto con la tv..l’altra col camino..l’ingresso piccolo con le scale che portavano al piano secondo. Il bagno grande e pieno di cose colorate e due camere. Una la loro camera. L’altra camera è sempre stata vuota se non quando mi fermavo io la notte. Potrei descrivere e ricordare l’odore di ogni stanza della casa. DI tutte senza sbagliare.
Un sabato al mese insomma venivano a prendermi con la macchina (la 127 bordeaux) e si partiva per la città. Mi emozionavo sempre un po’ ma rispetto allo stare con i miei loro avevano la capacità di farmi sentire al sicuro, non litigavano e se discutevano non alzava mai la voce…contro la tata e nemmeno contro di me!! Mai!! In compenso si rifaceva verso le altre persone e verso i santi ahah!!
Mi ricordo che era divertente fare la spesa, tato si metteva il cuore in pace…era paziente…io seguivo ogni acquisto, ho imparato molto dalla tata come donna…dal suo modo di amministrarsi anche se col tempo ho perduto quasi tutto!! Insieme alle altre cose mi prendevano sempre le patatine, gli yogurt e le bolle di sapone e se lo chiedevo anche un abitino nuovo per la Barbie.
Era bellissimo vedere la soddisfazione e la generosità con cui mi facevano sentire parte della famiglia. Purtroppo nei miei questa cosa non l ho mai notata. Arrivavano alle casse (i miei) sempre con un’espressione arrabbiata per il conto da pagare (un incubo!).
Con loro era diverso…ci divertivamo a fare il conto preventivo e si scommetteva a chi andava più vicino. Mi hanno insegnato che la tranquillità non sta nell’avere più soldi ma nel saperli gestire cioè nel rapporto che hai con loro e soprattutto nell’avere un lavoro che una volta al mese ti permetteva di avere così tante scorte. Compravamo la pasta, i biscotti, qualche surgelato, la carne, il riso…la cioccolata, il caffè…l’olio di semi e poi generi utili per il giardino etcc.etc…
La tata ha lavorato poco in fabbrica perché poi aveva problemi di salute. Lui non le ha mai dico mai fatto pesare la cosa e per quanto si è sempre dato da fare avrei potuto davvero essere loro figlia tutti i giorni e ce l’avremo fatta benissimo.
Lo so che da lassù tu mi ascolti e aiuti la mia mente nei ricordi e la mia mano a scrivere. Sono stati gli anni più importanti della mia formazione. Ciò che di buono io sono lo devo a voi, all’idea di famiglia che mi avete lasciato, alla felicità di tornare a casa con le borse della spesa e ridere come pazzi a mettere tutto a posto e poi dire: però stasera si mangiano i pomodori dell’orto!!!
Sapere che avevo voi alle spalle in un disastro di vita che trovano nell’altra casa mi ha aiutata a non impazzire, ad avere valori solidi, a pensare che forse era possibile anche per me…vi voglio bene.

(..."la tua presenza è sempre arrivo e mai partenza...")

sabato 13 dicembre 2008

Il prezzo

-



"Avevo sempre saputo che il vero amore è al di sopra di tutto e che sarebbe stato meglio morire, piuttosto che cessare di amare.
Ma pensavo che solo gli altri ne avessero il coraggio. In quel momento, invece, scoprivo di esserene capace anch'io. Anche se avesse dovuto significare partenza, solitudine, tristezza, l'amore valeva comunque ogni centesimo del suo prezzo".



"Paulho Coelho, Sulla Sponda del Fiume Piedra..."


mercoledì 10 dicembre 2008

Mad World




And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had

sabato 6 dicembre 2008

Sorrow Has a Human Heart



...Sempre insieme, eternamente divisi; finchè il sole sorgerà e tramonterà,
finchè ci saranno il giorno e la notte, per tutto il tempo che sarà loro
concesso di vivere...


Percorso (Inizio)


In un mio viaggio molto interessante (che più che altro è stato un viaggio interiore) ho forse per caso conosciuto delle persone speciali (soprattutto Luise) e che mi hanno aperto la mente ed il cuore verso orizzonti che probabilmente ho sempre avuto in me ma che da soli non è semplice sviluppare. Decodificare. Mi hanno anzitutto insegnato che per iniziare -ma anche portare avanti - un percorso è essenziale partire con due basi: la mancanza di Ego e la Umiltà. Anche arrivare a capire cosa significhino questi due elementi è cosa difficile e devo dire che per ora sto sviluppando questi due con molta difficoltà. La mancanza di Ego ci permette di valutare la realtà per quella che è e non incentrata sulle nostre convinzioni o le nostre paure e i nostri limiti. La Umiltà è essenzialmente la capacità di Ri-mettersi in discussione…che non è la mancanza di fiducia nelle proprie capacità ma la volontà di vedere se stessi e le altre persone sotto un’altra luce…ossia di rispettare le opinioni altrui…soprattutto di non sentirsi accusati o colpiti dai rilievi che gli altri ci muovono. Ciò è legato all’Ego strettamente perché spesso…se non sempre…le critiche che ci offendono e che vengono da altre persone sono in realtà delle cattive opinioni che noi stessi abbiamo di noi stessi…anche se rendersi conto di tutto ci è spesso difficile se non impossibile se prima non si è rafforzato il carattere e ciò può passare solo da un inizio di grande sofferenza. Leggete le vostre sofferenze proprio come la base di partenza per guarire.


In un mio viaggio molto interessante (che più che altro è stato un viaggio interiore) ho forse per caso conosciuto delle persone molto interessanti e che mi hanno aperto la mente ed il cuore verso orizzonti che probabilmente ho sempre avuto in me ma che

venerdì 5 dicembre 2008

...e saper raccontare ai nostri bambini quando è l'ora muta delle Fate...

«Possiamo tentare di seguire i manuali, di controllare il cuore, di avere una strategia di comportamento.
Ma sono tutte cose insignificanti: decide il cuore.
E quanto decide è ciò che conta. Lo abbiamo provato tutti nella vita.
In qualche momento tutti abbiamo esclamato fra le lacrime: "sto soffrendo per un amore per cui non vale la pena". Soffriamo perché pensiamo di dare più di quanto riceviamo. Soffriamo perché non riusciamo ad imporre le nostre regole.
Soffriamo inutilmente, perché il seme della nostra crescita sta proprio nell'amore.
Quanto più amiamo, tanto più siamo vicini all'esperienza spirituale.
I veri illuminati erano pieni di gioia, perché chi ama riesce a vincere il mondo, non ha paura di perdere nulla.
Il vero amore è un atto di totale abbandono».

[Paulo Coelho, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto]





giovedì 4 dicembre 2008

Superarsi....

La mente è l'ostacolo tra te e la realtà, e a causa di questa barriera resti confinato in una cella oscura dove nn arriva mai luce, e dove nn potrà mai penetrare gioia alcuna. -OSHO-

mercoledì 3 dicembre 2008

Come il caprifoglio che s'attacca al nocciolo...

-

Una storia che ho avuto la fortuna di vedere rappresentata domenica sera in teatro...non ricordavo che fosse così bella...l'ho lasciata nei libri di liceo fra le pagine scritte in provenzale...






Isotta: "se potessimo vivere in un posto sciolti da obblighi e da doveri tu potresti amarmi?"


« Come accade al caprifoglio
che al nocciolo s'attacca:
quando vi si è intrecciato e avvolto
e tutt'attorno al tronco s'è messo,
assieme possono vivere a lungo;
ma poi quando si tenti di separarli,
subito muore il nocciolo
e insieme il caprifoglio.
" Amica, così ne è di noi:
non te senza me, non io senza te". »




La leggenda narra che i due giovani sono sepolti in Cornovaglia e dalla tomba di Tristano nasce un rovo che si reca sino al sepolcro di Isotta...

martedì 2 dicembre 2008

Sulla tua sponda...

On Your Shore

Sulla tua sponda (Enya)


Il senso di ogni nostra giornata risiede nel superamento di quei limiti che non ci permettono di essere sereni e felici. La vera felicità sta in questa ricerca e nel suo superamento. Una tranquilla resa è solo quiete momentanea e non è felicità ma sconfitta.




On Your Shore

Strange how my heart beats
To find myself upon your shore.
Strange how I still feel
My loss of comfort gone before.

Cool waves wash over
and drift away with dreams of youth
so time is stolen
I cannot hold you long enough.

And so this is where I should be now
Days and nights falling by
Days and nights falling by me.
I know of a dream I should be holding
days and nights falling by
Days and nights falling by me.

Soft blue horizons
reach far into my childhood days
as you are rising
to bring me my forgotten ways

Strange how I falter
to find I'm standing in deep water
Strange how my heart beats
to find I'm standing on your shore


Sulla tua sponda

Strano come il mio cuore batta
trovandomi sulla tua sponda.
Strano come ancora io senta
la perdita di conforto smarrita in precedenza.

Fredde onde passano sopra
e trascinano via i sogni di giovinezza
così il tempo è rubato
ed io non posso tenerti abbastanza a lungo.

E così questo è dove io dovrei essere ora
Giorni e notti cadono vicini
Giorni e notti cadono vicini a me.
Io so di un sogno che avrei dovuto tenere
Giorni e notti cadono vicini
Giorni e notti cadono vicini a me.

Soffici orizzonti blu
giungono nei giorni della mia infanzia
come tu stai sorgendo
a portarmi le mie strade dimenticate

Strano come io esiti
trovandomi nell'acqua profonda
Strano come il mio cuore batta
trovandomi sulla tua sponda

lunedì 1 dicembre 2008